I recenti eventi sismici del 24 Agosto lasciano un senso d’impotenza. Come tutti sappiamo non è possibile prevedere i terremoti, ma sicuramente è possibile costruire fabbricati antisismici adeguati alle recenti normative, che hanno imposto standard costruttivi capaci di reggere alle scosse.
La legislazione antisismica vigente prende corpo dall’apparato normativo di cui alla legge 2 febbraio 1974, n. 64: “Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche”.
Per i fabbricati costruiti in zone sismiche prima della promulgazione della norma e presumibilmente non adeguati alle prescrizioni lì riportate cosa fare? Esiste una conoscenza da parte degli occupanti degli edifici privati dello stato di tenuta del fabbricato in caso di un evento sismico?
Secondo lo studio Ance/Cresme dell’ottobre del 2012: ” le aree ad elevato rischio sismico sono circa il 44% del territorio nazionale (131 mila kmq) e il 36% dei comuni (pari a 2.893). La popolazione residente in queste aree è esposta ad un rischio naturale potenzialmente molto elevato. Si stima che la popolazione potenzialmente esposta ad un elevato rischio idrogeologico sia pari a 5,8 milioni di persone e ad elevato rischio sismico sia pari a 21,8 milioni di persone. Nelle aree ad elevata criticità idrogeologica si trovano circa 1,2 milioni di edifici e in quelle ad elevato rischio sismico 5,5 milioni”. ” Nella quota di territorio a più elevato rischio sismico si stima che ricadano 10,7 milioni di abitazioni e 5,4 milioni di edifici. Tra questi, gli edifici prevalentemente residenziali corrispondono all’86% mentre quelli non residenziali (scuole, ospedali, alberghi, chiese, centri commerciali ecc) o inutilizzati rappresentano il 14% “.
Continua la ricerca: ” In Italia il 60% degli edifici è stato costruito prima del 1971 (pari a 7 milioni di edifici) e i restanti 4 milioni di edifici sono stati costruiti negli ultimi 30 anni. In particolare tra il 1972 e 1981 sono stati realizzati 1,9 milioni di edifici, tra il 1982 e il 1991 sono stati costruiti 1,3 milioni, tra il 1991 e il 2001 si contano 791 mila edifici”.
Alla luce dei dati elencati, andrebbe verificato tra gli occupanti edifici residenziali, almeno nelle zone del nostro territorio ad alto rischio sismico, il grado di consapevolezza della tenuta del proprio fabbricato in occasione di un evento.
Come fare? Innanzitutto prima di avviarsi in eventuali lavori di adeguamento e/o miglioramento sismico dei fabbricati non in linea con la più recente legislazione, andrebbero individuate delle figure tecniche competenti (anche con diverse specializzazioni) alle quali affidare l’incarico di periziare il fabbricato in modo di valutarne lo stato di conservazione e di tenuta, eventualmente quantificando i costi degli interventi necessari per l’adeguamento e/ miglioramento sismico della struttura.
Come potrebbe intervenire il Legislatore per incoraggiare almeno le perizie sismiche, finalizzate ad alzare il livello di consapevolezza del rischio, con dei seri incentivi fiscali tesi a rendere completamente detraibile il costo dell’elaborato tecnico.